Ottobre 2011: l'editore Greco & Greco (Via Verona, 10 - 20135 Milano) pubblica: Quelli della Uno Bianca (236 pagg. - Euro 12,00)

Questo sito dispone di conoscenze e contatti di un certo livello e proprio in forza di tale condizione, strettamente protetta da assoluta riservatezza e dalla condizione di utilizzo unicamente registrativo, ha la disponibilità, in via strettamente confidenziale, di una serie di appunti annotati da una <osservatrice> che a suo tempo seguì la vicenda della banda della “Uno Bianca”, come pure i processi in Corte d’Assise, segnatamente quelli di Rimini e di Bologna, nonché certi complessi e segreti sviluppi delle indagini.
Annotazioni di prima mano, scritte di getto, mentre- ad esempio- le udienze dei processi si succedevano in diretta, fornendo all’osservatrice (qui, in argomento, che ha ovviamente imposto la garanzia dell’anonimato, e il Sito ha aderito) il clima,l’atmosfera, le reazioni degli imputati, dei parenti delle vittime, del pubblico, se si vuole, assaporando, quindi, l’autentica atmosfera della tragica vicenda, nella luce degli sguardi degli imputati, nelle grida e nei volti stravolti degli stretti congiunti delle decine di vittime, di una stagione di ferocia e di sangue.
Le lunghe giornate dedicate alla tragedia, vissuta di riflesso e sempre in prima persona, indubbiamente privilegiata, informata, in tempo reale, di quanto andava accadendo, si sono tradotte, condensate, se si preferisce, in pagine e pagine di note, quasi una cronaca rimasta poi, per tanti anni, chiusa nelle pagine di un’agenda, una delle tante utilizzate anche per altre inchieste e indagini,a largo respiro in Italia e in Europa: Svizzera, Francia, Olanda, Belgio, Austria. Con brevi, ma significative soste in Principato di Monaco, Andorra, Città di Lussemburgo, Liechtenstein. Quali indagini? Autorizzati dalla Fonte, si possono citare sinteticamente: traffico di esseri umani e di organi umani, soprattutto di bambini e ragazzi destinati a fornire organi e poi a sparire senza lasciare tracce; falsari, prostituzione,riciclaggio di denaro sporco, con  lunghi pattugliamenti notturni, in mare, a bordo di mezzi delle forze dell’ordine, Capitanerie di Porto/Guardia Costiera e Guardia di Finanza e- all’occorrenza su navi della Marina Militare-  contatti all’estero,(anche Albania, Kosovo e Turchia) e con Interpol, Europol, forse anche nei diaframmi sovente invisibili dei Servizi. Soggiorni a Vienna, Berna, Basilea, Lugano, Bayeux, Mulhouse,  Pas de Calais, Amsterdam, Colonia, Den Haag, Lione, Tirana, Istanbul e Ankara.
Perché si pubblicano solo ora questi appunti ? non certo con l’illusione che essi rappresentino una novità. Si pubblicano ora perché solo ora ne siamo venuti a conoscenza e siamo stati autorizzati a pubblicarli e perché colgono alcuni aspetti della vicenda della Uno Bianca da un’ottica diversa rispetto a quella del libro e degli altri libri pubblicati in materia. Un’osservatrice esterna,ufficialmente senza obbligo di riferire, ma solo di ascoltare, osservare, appunto, le espressioni dei volti, i comportamenti, l’, le reazioni istintive degli imputati, mentre ascoltavano le deposizioni dei testi, delle vittime, sopravvissute alla loro rabbiosa e cinica violenza.
Forse lo si potrebbe definire uno studio psicologico.
Lo giudicheranno, se vi saranno, i lettori.
Le annotazioni partono con un semplice titolo: “Savi”.
Roberto, entra in polizia nel 1976 e da semplice agente arriva ad essere assistente capo nella sala operativa della questura di Bologna. E’ un agente metodico, puntuale, scrupoloso. Tra i novembre’ 91 e giugno’ 92 aveva tenuto un corso per allievi delle questure italiane: in 8 mesi prepara ben 500 allievi a diventare poliziotti capaci e coscienti del proprio compito.
Conduce una vita riservata. Ha poche amicizie, è molto legato alla famiglia paterna e ai fratelli. Coniugato con Anna Ceccarelli, una donna che fa le pulizie negli uffici. Ha un figlio di poco più di 9 anni, Simone. E’ un freddo. Offeso nel suo onore di poliziotto, ha saltato il fossato.
Legato a Stella Okonkwo, una nigeriana liberata dal giro della prostituzione con il pagamento di 10.000.000 di lire al di lei protettore.
In gioventù ha sempre lavorato, fino a quando entrò in polizia.
A causa delle sue simpatie di destra, il  pm Walter Giovannini (sostituto procuratore di Bologna) volle vedere un’eversione di destra negli avvenimenti e soprattutto nelle aggressioni alle Coop Bolognesi.
Il 7 dicembre 1994 con l’interrogatorio alla rumena Eva Mikula, (il PM) vuole avallare la sua ipotesi sull’esistenza di un LIVELLO SUPERIORE nella Banda della Uno Bianca.

Fabio (il lungo)

Camionista, carrozziere (quando lavora)- Rimane fortemente deluso per non poter entrare in polizia a causa della sua miopia. Sposato , ma separato – con Maria Grazia Angelini (reticente). Ha un figlio. E’ permaloso e uccide chi lo sfida o fa il gradasso con lui. Durante un viaggio nei paesi dell’Est, gennaio 1992, conosce a Budapest detta Eva Mikula, giovane rumena fuggita dalla Romania di Ceausescu. E’ impiegata presso un tale Thomas Somogy, un ungherese ufficialmente venditore di auto usate, in effetti trafficante di armi.
La conoscenza della Mikula porta Fabio ad incontrare il detto Somogy ed a iniziare un traffico di armi di origine dei paesi dell’Est.
Su Eva Mikula – pedina principale al processo Savi (celebrato) a Rimini. Per il Pm Paci, non si prendono decisioni: è utile per inchiodare i Savi- per questo gode di trattamento speciale?
Thomas Csaba e i suoi traffici con il Somogy?

Alberto

Detto Luca. E’ in polizia dal 1983, prima a Ferrara, poi all’aeroporto di Miramare e, infine, al Commissariato di Rimini. Vive nella casa paterna di Villa Vecchio, frazione di Sant’Arcangelo di Romagna - Rimini.Sposato con Antonella e padre di Michael.
Secondo sue dichiarazioni entrò a far parte della banda nel 1990, ma una volta sposato ha cessato l’attività.
E’ un soggetto insicuro, pauroso e quindi pericoloso, perché imprevedibile.

Bologna

Il capo della squadra mobile, Giovanni Preziosa fece una specifica richiesta per ottenere il permesso di procedere all’invio di una comunicazione di garanzia ai trenta incensurati possessori di arma “70 Sport”.
(Nota della Redazione: l’arma che era stata usata per uccidere i tre carabinieri al Pilastro”).
<Il giudice di corte d’appello Alberto Candi diventa titolare dell’inchiesta sulla strage del 4 gennaio 1991 al Pilastro:
“Non era possibile iscrivere nel registro degli indagati il nome di quanti, oltre quello dei Savi, possedessero l’AR/70”.

Processo per strage del Pilastro a Bologna. 46 mesi di indagini

Imputati Marco Medda, Peter e William Santagata. Massimiliano Motta, Roberto, Fabio e Alberto Savi.
16 Novembre 1993, PM Alberto Candi Giovanni Sopinosa. GLI IMPUTATI, Medda, Santagata e Motta  ASSOLTI perché I Savi si accollano ogni responsabilità.

Armeria
(2 maggio 1991)
Via Volturno

Licia Ansaloni, proprietaria
Pietro Capolungo, ex carabiniere.
Solo chi è munito di porto d’armi può comprare ed occorre esibire un documento d’identità.
Registro dell’Armeria
Porta la calligrafia dell’ex carabiniere; per quanto concerne le vendite di munizioni e di polvere da sparo risultano riportare nomi falsi. Come è stato possibile?
Lucio Verlicchi, marito dell’Ansaloni, ha dichiarato durante il processo che era abitudine dare in prova o a prestito armi a elementi fidati. Qualora queste armi venivano riportate, erano messe poi in vendita normalmente .
1991- venne fatto , dopo l’assalto all’armeria, un identikit mai diffuso. Solo nel marzo 1994 venne reso pubblico.
N.B. Il Verlicchi afferma che il registro presenta delle cancellature in bianco che non  c’erano alla consegna. Gli annulli venivano fatti con la riga.
Bonadia Giovanni
Ex agente della Sezione Controllo del Territorio. Passato poi alla Polizia giudiziaria, è incaricato di condurre indagini per conto della Magistratura.
Le sue relazioni contengono notizie che collimano con le indagini  circa la possibilità  che siano dei poliziotti a compiere i misfatti.
Nel dicembre (21) del  1994 ritratta tutto ciò che aveva precedentemente detto.

(Nota della Redazione).

Si evidenziano, alla luce di quanto annotato dall’osservatrice, sino a questo momento, alcune discrepanze.
Comportamenti non chiari, reticenze, ambiguità. I processi non hanno chiarito tutto, ombre strane permangono e aleggiano tuttora sulla tragica vicenda della Uno Bianca.
Secondo il PM Walter Giovannini, la tesi del progetto, in codice, “Meraviglioso”, ha una sua sostanza.
Altri nomi affiorati, Paolo Giovagnoli, Massimiliano Serpi. Il 7 dicembre 1994, si mormora di un <livello superiore>.

Dall'agenda

Intanto, Baglioni Luciano e Costanza Pietro, del pool investigativo del PM di Rimini Daniele Paci, indagano sui Savi.
L’11 ottobre si ha una rapina alla Banca Nazionale dell’Agricoltura. I banditi utilizzano una Ritmo azzurra che viene abbandonata ad un certo punto e sostituita con una Mercedes. Viene presa a la targa. L’auto risulta di Roberto.  Targa FO…7
I Carabinieri del ROS accertano che Romeo Mariani, restauratore, era andato per dei lavori nella villa dell’ex proprietaria dell’Armeria di via Volturno. La villa aveva un poligono di tiro. Siamo nel 1991. La Uno Bianca terrorizza l’Emilia-Romagna. Il Mariani ebbe  il sospetto di un collegamento tra quel poligono e la tecnica militare usata negli assalti. Raccolse un  bossolo  che consegnò a Marco Mancini del Sismi di Bologna.
Mancini passò il bossolo a Vincenzo Pat(…)chio , comandante del ROS di Bologna. Le dichiarazioni del Mariani furono raccolte dal maresciallo D’Alessio del ROS di Firenze e del Capitano Scriccia (?) del ROS di Roma.
Alcun i carabinieri (D’Alessio e Scriccia) hanno dichiarato che Romeo Mariani era inattendibile.

(Nota della Redazione)

Con un  grafico a scaletta, l’osservatrice ha evidenziato:


Mariani- Marco Mancini Sismi BO- Vincenzo Paticchio Ros BO- .llo D’Alessio, Ros FI- Capitano Scriccia Ros Roma.
Nota della redazione: proseguono le annotazioni senza una coordinazione logica. Si tratta di fissare particolari emersi e da non perdere.

Dall'agenda

Antonio Carrozzo- ex sovrintendente di polizia- carcere di Santa Maria Capua a Vetere; condannato a 30 anni di reclusione, unitamente ad altri due ex poliziotti rinchiusi nel reparto definitivi speciali.
Verbale del 7-7-95: Alberto ha detto che in Questura a Bologna lo sapevano. Dovevano arrestarli, ma prima o poi sarebbero evasi.

(Nota della Redazione)

Sfogliando le pagine dell’Agenda si notano  appunti disordinati, frettolosi, quasi si trattasse di un cifrario, ma senza chiave di decrittazione.
Esempi:
Occhipinti , nome, evidenziato, chiuso in un rettangolo e a fianco: avv. Pacifico.
E all’interno di una grande parentesi quadra: Matiuzzi Gino avv .--- contro i Savi.
E ancora:
X 38.000.000 Coop portavalori
Bologna - Associazione a delinquere:  Occhipinti Marino, Gugliotta Pietro e i 3 Savi: Roberto,Fabio, Alberto.
22 omicidi   17 solo a Bo
2 morti dopo
33 tentati omicidi
100 feriti
(Rimini assolve Luca Vallicelli e Marino Occhipinti)

Appunti buttati giù in fretta, tanto per fissare la memoria con un indizio: Voci che si accavallano, difficile sovente distinguerle. Non disponendo di un registratore (il presidente della Corte li ha proibiti e i Carabinieri hanno applicato severamente la disposizione) difficile afferrare tutti gli interventi più significativi. E soprattutto impossibile riascoltare il registrato cogliendo sfumature, incertezze,  sottintesi, allusioni.   Altre annotazioni sintetiche, ma che forniscono il clima dell’ambiente e le tensioni che dominavano le udienze davanti alla Corte d’Assise:
26 Ag.92 due testimoni riconoscono Fabio Savi
24 Feb. 93 ;L’uccisione del fattorino è inspiegabile: non aveva visto o forse i Savi pensarono che avesse visto
2 ott . Poli, arma ungherese
12 ott . Gugliotta Pietro
27                 “

Lettera rubata (parole incorniciate): porta carte sulla scrivania. Documento Falange Armata.
Alfa 33 Rapine 6 St 94
3 bossoli calibro 9 percossi
F eR. Savi: affermano li abbiamo messi noi.
Documento dell’acquisto di polvere da sparo di Occhipinti presso l’Armeria.
Documento armeria di via Volturno: Occhipinti Marino pattuglia che interviene dopo l’omicidio all’armeria?
Nomi segnati a piè di pagina Mariani Romeo (in stampatello), Pollastri Gianni R  Bonadia Giovanni R, nomi questi ultimi incorniciati.

15 gennaio 1991 distributore Agip a Pianoro. Brigadiere dei CC Emanuele Taniazzo (?) spara dieci colpi di pistola in direzione dei banditi. E’ sicuro di averne colpito uno chè lo vede piegarsi in due tenendosi la pancia. Roberto è stato ferito al Pilastro? Sono trascorsi solo undici giorni dal fatto. Perché si piega in due? E’ il dolore per la ferita precedente?
20 APRILE 1991
Agip Bologna Borgo Panigale
Claudio Bonfiglioli, cinquantenne, gestore del distributore che quel giorno ha osservato il turno di riposo. Normalmente è un’operazione che fa di mattina all’apertura della pompa, ma avendo trovata la colonnina da qualche giorno forzata o, meglio, manomessa, preferisce anticipare l’operazione.
Compie, quindi, un gesto inusuale. Viene ucciso con due colpi di pistola a freddo, unitamente al suo pastore tedesco. I soldi non vengono presi. Perché, allora, uccidere il Bonfiglioli?
N.B. il suo nome e il suo numero telefonico erano sull’agenda di Ferraro, agente segreto, trovato impiccato (suicidio??) nel suo bagno.
Bonadia Giovanni, (un ritorno)
Desiderava entrare, a suo detto, nel Sisde.
L’1 dicembre 1994 rivela a Walter Giovannini l’esistenza di un progetto, in codice “Meraviglioso”. Si tratta della costituzione di un nucleo di poliziotti in borghese con il compito di eliminare, fisicamente,nomadi ed extra comunitari. I Savi sono già in galera.
La squadra mobile bolognese già da alcuni mesi prima della loro cattura, sulla base di soffiate raccolte in  ambito della malavita bolognese, stava indagando sulla possibile esistenza di un gruppo occulto di poliziotti all’interno della Questura. Si trattava proprio del gruppo denominato in  codice “Meraviglioso” – Alex,
1° BONADIA  non ne poteva sapere l’esistenza.
2° Come e da chi lo ha saputo?
21.12 94, Ritratta,
- viene sospeso dal servizio perché ritenuto psicolabile
Oggi (periodo delle annotazioni) ha ripreso a fare il poliziotto, ma è stato trasferito alla Polizia ferroviaria.
Gruppo = squadrone della morte.
Marco Allocca, collaboratore di giustizia si è inserito nella lista testi dei processo ai Savi. Propose ai funzionari del Sisde di Milano e di Genova di infiltrarsi per scoprire la verità.Scaglie di verità o di indizi, pennellate di un ambiente oscuro,  cupo, difficilmente interpretabile.
Accuse di collusioni, di doppiezza. Le indagini non hanno fatto piena luce sulla tragica e micidiale vicenda.
Solo Roberto Savi conosce la verità. Sarà mai disposto a rivelarla fino in fondo?

Pilastro, 4 gennaio 1991

Marco Medda, Peter e William Santagata  tre Savi.
Peter – magnum 357
Savi, fucile un Sing 222/ un AR70  Alberto possiede una magnum 357
4° uomo, un’alfa 33 recuperò i Savi, poiché questi avevano bruciato la Uno Bianca.

N.B. La banda dei Savi fu forse “affittata”? Ad un certo puto. Ingaggiata da qualcuno?
10 dicembre 1990, Santa Caterina di Quarto (Nomadi): inizio di un nuovo metodo.
Gennaio 1991- Pilastro-. Accampamento di Via Gobetti.
Luglio 1992
(Peter è già stato arrestato). Un tassista trova vicino al Bowling di San Lazzaro di Savena il brandello di una carta di identità leggibile. E’ lo stesso posto dove, 2 giorni dopo il Pilastro, viene trovata l’auto bianca bruciata.
Nel 1985 Peter aveva consegnato all’autista di un taxi la sua carte d’identità in cambio di un pagamento da fare poi. E’ un’usanza del tossicodipendenti. Il pagamento non fu mai fatto.
Che fine fece la carta di identità? Dal terminal della questura risulta che Peter ne denunciò lo smarrimento. Ma chi ha preso il documento?

PIO RAMINI

Colloquio investigativo.
2 colloqui con uno dei Savi in cella.
1° non è nelle regole effettuare colloqui investigativi
2° formulava domande alle quali Savi non rispondeva
3° Savi scriveva qualcosa su pezzetti di carta. Ramini li leggeva, Savi li ingoiava. Perché?
Che cosa chiese il Ramini?
Dove sono le risposte scritte dal Savi e lette dal Ramini?
A chi ha risposto se non a Giovannini?

Motivazione della sentenza 1° Processo

Uno Bianca – Strage del Pilastro- iniziato il 16 Novembre 1993
Assolve per insufficienza di prove i fratelli Santagata e il loro gruppo, per l’imputazione di omicidio dei tre Carabinieri .
PM  Alberto Candi, Giovanni Spinosa.
Vengono trasmessi alla Procura di Bologna gli atti per procedere contro venti(20) testimoni della difesa per il reato di falsa testimonianza.
La sentenza, tuttavia, conferma che al Pilastro c’erano tutti: Savi, Santagata e i loro complici Medda, etc. Peter Santagata: sullo sfondo di un’inchiesta per un traffico di cocaina. Il droga skipper.
Tra gli arrestati un ex agente di polizia commilitone di Roberto Savi.

1991- ARMERIA

Dopo il massacro all’armeria furono fatti due identikit, ma non furono diffusi.
Il marito dell’Ansaloni, Verlicchi,in questura, dopo il fatto, quando vide gli identikit, indicandone uno  (oggi si sa essere quello di Roberto Savi), disse: “Ma questo somiglia tanto a  uno di voi, uno dei vostri poliziotti”.
Se il funzionario avesse analizzata la faccenda, anche solo per curiosità o per scrupolo, per non lasciare nulla al caso, avrebbe notata la somiglianza e soprattutto avrebbe scoperta una seconda strana casualità: Roberto Savi era tra i clienti del registro dell’Armeria.

Esisteva una conflittualità tra il potere centrale che adoperava i Prefetti inviati a Bologna per frenare o impedire il proseguire delle indagini e il potere periferico che era di segno contrario.
Esisteva una conflittualità politica tra il prefetto Rossano e il sindaco Imbeni e la sua giunta comunale
Esisteva una conflittualità in sede giudiziaria tra magistrati che proteggevano i poliziotti e magistrati che ne volevano l’allontanamento.


Siulp contro SAP.

Di Pietro:

e la sua relazione copiata – 1 febbraio 1995
consulente della commissione parlamentare d’inchiesta sulle stragi.
Ha il compito di preparare una relazione sui delitti della Uno Bianca.
13 aprile (77 giorni dopo) consegna 151 pagine di analisi. Dati. Tabelle più  venti pagine per la conclusione.
77 pagine per studiare e scrivere contro 7 anni e ½ di terrore e omicidi – 24 morti, 102 feriti, 103 <imprese>.
La relazione è rapida forse perché si basa su consultazione di atti dei magistrati delle varie procure interessate, non su una ricostruzione personale. 

Al tempo dei fatti (Armeria-Pilastro):
Nucleo operativo CC Bologna
Comandante Ten.Col. Sabato Mazzone
Maggiore Marcello Carnevali
Tenente Gaetano Palmieri (comandava il nucleo investigativo)
Al nucleo operativo era il brigadiere Domenico Macauda (S.E.&.0).

Capolungo Pietro- brigadiere in pensione; è un mistero perché i Savi non compirono la rapina all’armeria quando si trovarono da soli con la donna.
1° se entrarono per una rapina perché non svaligiarono l’armeria?
2° se volevano svaligiare un’armeria perché sceglierne una così centrale e molto frequentata dai CC e dai PS?
3° Perché i Savi uccisero l’Ansaloni attendendo l’arrivo del Capolungo?
4° Il Capolungo era incaricato delle registrazioni di vendita di armi e munizioni. Forse aveva intuito, dopo l’eccidio, che le armi fossero quelle che uscivano dall’armeria?
Parlò con qualcuno in Questura? Riferimento ad un correo.
Facciata n° 3 sulla ¾ verso la fine,

Valeria Di Biasio, Legale dei Nomadi.

24 Feb. 93 Valenti Massimiliano
Avv . Basiglio- Sicurezza Coop-   Coop
Responsabilità del Ministero dell’Interno.
Avv. Alessandro Gamberini- Comune di Bologna con Castel Maggiore.

Una banda di Poliziotti cresciuta nell’ambito della Questura
Itinerari criminali percorsi dalla banda
Vaglio complessivo che richiede confluenze dei vari avvenimenti
Elementi da valorizzare
Alternativa: sono rapinatori o terroristi?

REDAZIONE: INTERROGATIVi E IPOTESI

Maligna esuberanza – perversione – ferocia: è una banda di rapinatori o di terroristi
Militanza politica: Savi famiglia di fascisti
Passione per le armi
Avv. Pasquarello
La divisa: importanza di indossarla
Logica militare o ,logica delle campagne (?)

REDAZIONE

Campagna dei Caselli
CAMPAGNA DEGLI Uffici Postali
Campagna delle Coop = Tessuto economico e politico, simbolo del potere delle sinistre Bottino scarso, ma risultati politici
Campagna razzista e xenofoba – FIAT UNO BIANCA Rivendicazione più esplicita, m anche annullamento delle possibilità di essere presi,
Campagna contro le Istituzioni dello Stato.

Depistatori:
Beccari-Macauda
Sgro

Depistaggi:
sul versante attribuire ad un gruppo militare
Sul Pilastro : famiglia Santagata
Secondo il SISDE: 6 nomai stranieri
Violenza alla città di Bologna
Tessuto dilaniato.

REDAZIONE

La lettura degli appunti evidenzia una fitta serie di interrogativi tuttora senza risposte, risposte che tre processi in Corte d’Assise non hanno fornito. Ancora: affiorano nomi e profili senza definizione e senza  ruoli, privi di contorni e motivi d’essere.  Collegamenti e complicità oscure e fumose, ma non per questo prive di sostanza e di peso. Una conferma in più dello svolgimento di indagini approssimative,dove la mancanza della localizzazione di un tessuto ben più ampio e consistente di quello tratteggiato dagli esiti processuali e rimarcato dalle motivazioni delle sentenze, che lascia trasparire un ampio territorio inesplorato o esplorato solo superficialmente.

Seguono, nell’agenda fonte delle presenti notazioni, gli appunti riguardanti le varie posizioni sottolineate dai legali coinvolti a vario titolo nei processi e nelle indagini.

L’avvocato Francesco Maisano
Collegamento con il generale De Lorenzo.
Savi a Bologna: La Questura li proteggeva dal marzo 1991. Potevano essere chiarificati i fatti criminosi. “Verità costi quel che costi e a tutti i costi”.

Avvocato Guidoni per un nomade.
Avvelenare il processo con discorsi politici; lasciamo fuori dal processo l’occulto: Invito alla Corte ad essere più severa: non deve trasformarsi in un processo politico.
Belinato Bruno morto in un incidente. Candolo interrogò circa la sua paura, presente all’uccisione del fratello Rodolfo.
Non è un movimento politico.
Avvocato Passanti Elena: Vedova Capolungo attacca la Questura di Bologna per non aver preso in considerazione i segnali che venivano lanciati di chi indagava, Disinvoltura su AR/70.
Domande. Dichiarazione del Mariani circa il poligono nella villa degli Ansalono/Verlicchi
Avv. Zerbi /Avvocato Pellegrini/Bonadia: non è un processo alle idee politiche dei Savi,m ai fatti delittuosi da essi compiuti.

Preziosa contro Candi

Giovanni Preziosa era capo della squadra omicidi e fece una specifica richiesta per ottenere il permesso di procedere all’invio di una comunicazione di garanzia a 30 incensurati della provincia di Bologna sulla questione dell’AR/70. Preziosa era un poliziotto inviso a una parte della Procura di Bologna per la sua incontrollabilità.
Alberto Candi: era giudice di corte d’appello e titolare dell’inchiesta sulla strage del Pilastro, Così rispose alle richieste del Preziosa: tengo a precisare che non essendovi alcun indizio a carico dei Savi e degli altri possessori di AR/70 non era consentito alcun tipo di indagine su di loro, a meno di considerare indizio il semplice possesso di quell’arma. Strada che avrebbe comportato l’iscrizione nel registro degli indagati di tutte le persone che figuravano nell’elenco.
N.B. Il 16 novembre 1993 inizia il processo ai pilastrini Santagata, Motta, Nedda e fratelli Savi.

Sin qui la prima parte delle annotazioni.


Impressioni, percezioni, persino echi di commenti, affermazioni, accuse, captati nel brusìo dell’aula, muovendosi tra il pubblico, composto essenzialmente da parenti, congiunti, forse amici o conoscenti delle vittime, da testimoni occulti, come pure da infiltrati, incaricati di attingere elementi di riscontro oppure  opinioni opposte, contrarie, mentre nella gabbie gli imputati appaiono indifferenti, parlottando tra di essi, specialmente Fabio e Roberto, il primo,sempre sprezzante, il secondo apparentemente distratto, ma sostanzialmente attento a non perdere alcunché delle sfumature durante le testimonianze, burocraticamente aride, lancinanti nelle descrizioni, imputati pronti con una smorfia a manifestare contrarietà sui particolari, sordi agli insulti e alle ingiurie e alle feroci accuse di “assassini”;  Roberto fermo nelle sue convinzioni che all’osservatrice così lapidariamente espose, con durezza, e tono gelido, ultimativo. Forse un messaggio :” Ho le mie responsabilità, ma non possono addossarmi  tutto”. Lo sfondo oscuro e impenetrabile di una vicenda ancora da scoprire.

(LINK a parte 2)