Rivista Marittima, numero di Novembre 2011 - Pagine 2 e 3: Editoriale a firma del direttore responsabile, Capitano di Vascello Patrizio Rapalino

Nell’editoriale si legge tra l’altro: “Pochi italiani sono consapevoli del fatto che durante l’ultimo conflitto mondiale, grazie a un robusto mantenimento del Controllo del Mediterraneo centrale da parte della nostra Marina, circa il 90 % dei trasporti logistici (uomini, armi, materiali e carburanti) riuscì a raggiungere indenne le coste nord africane".
L’Autore scrivendo "coste nord africane", intendeva, probabilmente, riferirsi ai porti di Tripoli, soprattutto, e forse di Bengasi.


DETTAGLI


Il  circa 90 per cento è del tutto immaginario, fantasioso: un FALSO Storico, indegno di una Forza Armata che pure ha espresso Combattenti degni del massimo rispetto, protagonisti di imprese leggendarie.
Siamo di fronte all’ennesimo cumulo di menzogne e di falsi che la Marina ancora oggi, a settanta anni dagli avvenimenti bellici che si svolsero nel Mediterraneo (Infatti il conflitto ebbe inizio il 10 giugno 1940 ed ebbe il culmine degli avvenimenti navali negli anni 1941 e il 1942) continua imperterrita a sostenere, divulgare, spacciare, senza la minima vergogna e senza alcun ritegno, oltre tutto con protervia e arroganza.
Si afferma, invece, qui, a chiare lettere, che la Regia Marina combattente diede numerose, sublimi prove di eroismo, eccezionale coraggio, profonda, commovente dedizione, al punto che gli Equipaggi chiesero più volte, formalmente, ai comandanti e agli ammiragli, maggiore aggressività nei confronti del nemico.
Il “robusto mantenimento del Controllo del Mediterraneo centrale” è una fola di bassa lega e un FALSO colossale, smentito dalle cifre. Senza dilungarci con statistiche e tabelle, sarà sufficiente sottolineare quanto segue:
Ogni qualvolta le operazioni terrestri sul fronte dell’Africa Settentrionale divenivano sfavorevoli per le forze dell’Impero Britannico (dal 1941 classificate VIII Armata) le perdite italo-tedesche in mare aumentavano vertiginosamente.
Per quanto si riferisce all’anno 1941 ( dal 3 Febbraio al 22 dicembre) le navi mercantili, ( vi si comprendono cisterne e petroliere, si escludono le unità delle scorte – cacciatorpediniere, in massima parte) affondate dai Britannici furono in totale 114, con due punte ancor più sconvolgenti:
16  aprile 1941 colati a picco, in unico attacco nemico, cinque piroscafi (Sabaudia, Arta, Adana, Aegina Iserlon) e tre cacciatorpediniere della scorta (Lampo, Baleno, Tarigo). L’autore delle presenti note non dispone dei mezzi, ma se ne avesse la possibilità attuerebbe una ricerca per reperire i documenti di carico di molte delle navi mercantili affondate….Il perché è intuitivo: quasi nessuno tra gli Italiani è consapevole di quali e quanti siano stati gli uomini, le armi, i materiali, i carburanti perduti negli affondamenti di quelle 114 navi colate a picco e delle decine e decine di altre perdute negli anni seguenti.
8/9 Novembre 1941: un convoglio di quattro piroscafi e tre petroliere (Sagitta, Rina Corrado ,italiani, Duisburg e San Marco, tedeschi) e le petroliere/cisterne Minatitlan, Maria, Conte di Misurata), venne letteralmente fatto a pezzi.  Disastro che ancora oggi, nel leggerne la descrizione, fa venire i brividi.
E’ il caso di indicare quale fosse il carico delle navi mercantili del convoglio appena sopra citato: 389 carri armati e mezzi motorizzati, 17.281 tonnellate di carburanti, 1.579 tonnellate di munizioni, 13.957 di materiali vari.
Merita riflessione la drammatica vicenda del mercantile tedesco Preussen (8.320 tsl) (quale la scorta a protezione?) colpito da aereo britannico a sud di Pantelleria (dove ancora oggi sussiste, inserita nel dispositivo della NATO, una poderosa base aerea con ricoveri in caverna per i velivoli), il 22 luglio 1941. La nave aveva a bordo 664 uomini, poco meno di 6.000 tonnellate di munizioni di vario calibro, 1.000 tonnellate di carburante, altrettante di viveri, 3000 sacchi di corrispondenza, 320 tra carri armati, autocarri e motocarrozzette. Tra le bombe vi erano le prime da 1.800 chilogrammi per aerei della Luftwaffe; a bordo anche le prime batterie di cannoni da 210 millimetri (da impiegare nell’attacco alla piazzaforte di Tobruk, occupata dai Britannici e, in quel periodo, al centro dei disegni offensivi italo-tedeschi). Tutto perduto. Duecento le vittime.
L’Autore ha perfettamente ragione quando scrive, nell’editoriale citato, “senza la logistica e il controllo delle linee di comunicazioni marittime, le forze aeroterrestri non possono avanzare e vincere”.
Negli episodi, qui unicamente citati per numeri, è la dimostrazione concreta del perché, ad esempio, gli italo-tedeschi sotto il comando di Rommel non riuscirono a concludere vittoriosamente la Battaglia della Marmarica, e dovettero ritirarsi, non potendo sfruttare fino in fondo uno dei più “grandi successi tattici” conquistati sul fronte dell’Africa Settentrionale e dell’intera seconda guerra mondiale (Battaglia di Sidi Reghez o “della domenica dei Morti” e sviluppi successivi) a causa  delle perdite in mare e del TRADIMENTO di due GENERALI ITALIANI, Gambara e Piazzoni.


N.B. Si suggerisce all’Autore dell’editoriale della Rivista Marittima un bagno di umiltà: la lettura di un libretto (155 pagine): “La Vittoria tradita”, Edizioni Settimo Sigillo, Roma, 2008.
Si garantisce che non si tratta di una “fiction casareccia” e neppure di un “romanzo di fantastoria”.
In merito alla costrizione di doversi rivolgere ad autori stranieri per “tentare di comprendere la nostra guerra (marittima)”,suggeriamo all’Autore qualche titolo pubblicato in Italia da Editori (sicuramente piccoli non irreggimentati, ma coraggiosi): “La fabbrica della sconfitta” (Settimo Sigillo, Roma, 1997); “8 Settembre 1943, il Tradimento” (Greco & Greco Editori, Milano, 2005); “La guerra dei Radar” (Greco & Greco Editori, Milano, 2007); ”Una Patria venduta” (Settimo Sigillo, Roma, 1999); “Generali nella polvere”( due edizioni Reverdito Editore, Trento,1989/1990 e, ulteriore edizione Settimo Sigillo, Roma, 2001); “I condottieri della disfatta” (Settimo Sigillo, Roma, 2010). (V.P.B.)