Appare il titolo più consono per questo lavoro

Pur in presenza di un massiccio attacco da parte delle organizzazioni dedite al traffico di esseri umani, i vari governi succedutisi dal 1990 in avanti, e segnatamente nel periodo più critico , nella seconda metà di quel decennio, nulla fecero per opporsi all’ondata di clandestini riversati sulle nostre coste. Subirono e basta.
Chi scrive le presenti notazioni introduttive della documentazione sugli esiti delle indagini condotte dall’autrice dell’inchiesta, Fanny Bufalini, su incarico  della direzione del periodico “Solidarietà di Polizia”, organo ufficiale del sindacato So.Di.Po., ricorda, tra l’altro, la visione di autentiche piramidi di domande di asilo politico accatastate, letteralmente, in uno squallido sottoscala  della Questura di Lecce e lì giacenti da mesi, se non da anni.
L’inchiesta, mentre si proponeva di denunciare i risvolti e le dimensioni del fenomeno della criminalità organizzata, così come l’insidia rappresentata dal radicarsi nel nostro Paese della presenza di clandestini non sempre spinti, motivati  dal desiderio di condizioni di vita migliori in quanto, in misura non marginale, l’obiettivo autentico consisteva nell’ organizzarsi per delinquere,  l’inchiesta aveva quale obiettivo primario il delineare e configurare i profili meno apparenti della criminalità.
A tale proposito l’autrice realizzò uno studio specifico, che non si esita a classificarlo un’analisi di alto livello sul fenomeno oggetto dello studio.
L’autrice affrontava “i caratteri delle bande criminali”, premettendo che “nell’individuazioni generale dei caratteri delle bande criminali” era indispensabile considerare precise coordinate di riferimento”.(Da Solidarietà di Polizia- dicembre 2003, pag. 9 e seg.) L’inchiesta che ovviamente richiese un lungo a articolato lavoro in Italia e in numerosi paesi europei, con una puntata in Turchia, si articolava in tre parti  (seconda parte nel numero di Gennaio/Febbraio 2004; terza parte conclusiva nel numero di Marzo 2004)
Non risulta che gli ambienti del Viminale  e/o  di altre strutture specifiche finalizzate, istituzionalmente, alla preparazione del personale, abbiano mai inteso valutare la possibilità di utilizzare in qualche misura gli esiti delle inchieste pubblicate da “Solidarietà di Polizia” per ampliare lo spettro delle informazioni da fornire quale conoscenza al personale.

Le coordinate di riferimento

1- La società criminale è interdipendente con la società civile. Pertanto le leggi del mutamento della società civile sono valide anche per la società criminale. Se la prima si sviluppa attraverso determinati modelli organizzativi, anche la seconda si strutturerà con i medesimi sistemi.
2- La capacità di penetrazione e di espansione della società criminale è in funzione della richiesta di servizi illegali e della diminuzione della forza di coesione della società e dei suoi valori. Più la società richiede  sostanze stupefacenti, prostituzione,gioco d’azzardo e altro, pila criminalità si diffonde. Per quanto riguarda i valori: più si allentano i vincoli morali che uniscono l’uomo alla famiglia, alla corporazione del suo lavoro, allo Stato inteso come regolatore dello sviluppo collettivo, più la società criminale imporrà il proprio sistema di  valori fondato sulle violenza e sul terrorismo, senza trascurare l’assuefazione.
3- Il  mutamento criminale e il suo sviluppo sono in relazione alla transizione da un tipo di società agro-pastorale a un modello industriale e infine post-industriale (quello attuale). Le previsioni indicative di questo intervento, quindi, anche se non corrispondono attualmente a certi modelli di società di alcune Nazioni, possono essere utili esempi di valutazione nel constatare quanto è avvenuto in quei Paesi ove la transizione, da un modo di vivere ad un altro, ha determinato o favorito il sorgere, il diffondersi, il radicarsi, il mimetizzarsi di certi sistemi  criminali.
4- La trasformazione da società agricola a industriale e a quella post-industriale ha determinato la transizione della criminalità da modelli statici a carattere locale a forme e sistemi di criminalità dinamica, internazionalizzata e che tende ad assumere ruoli di guida in diversi settori economico-finanziari e politici, addirittura con pesati influenze transnazionali.
5- L’infiltrazione di moduli  criminali nei sistemi della pubblica amministrazione aumenta in funzione del venir meno del senso dello Stato, a sua volta interdipendente con l’esistenza o meno di forti sistemi di valori. Più aumentano i livelli di infiltrazione nelle pubbliche amministrazione, più diminuisce la funzione politico-morale, con le gravi conseguenze che si possono immaginare ( e che in effetti s sono evidenziate e, secondo il presidente della Camera si evidenziano o si intuiscono tuttora) si hanno pertanto Stati a sovranità limitata (non più a causa delle pressioni del Cremlino e di Breznev, in particolare,oppure degli Stati Uniti d’America), bensì per il potere della criminalità; Stati aperti a tutte le possibili violenze, a i ricatti e alle varie forme di condizionamento.
6- Più aumentano i sistemi di difesa dei diritti individuali e più diminuiscono le possibilità di prevenzione delle Forze di Polizia. Pertanto si devono studiare nuovi metodi e procedure di prevenzione e difesa.
Prima di procedere con le citazioni proprie dell’inchiesta e, quindi, dei suoi sviluppi investigativi, si devono fissare, qui, due principi o, se si preferisce, due considerazioni che rappresentano punti di partenza di tutta la metrica qui trattata:
a) Le bande criminali sono articolate in modo da garantire il massimo dell’impenetrabilità. Ciò allo scopo di evitare da parte di Agenti e per ostacolare l’azione investigativa.
b) Particolarmente pericolosa risulta essere l’infiltrazione nelle strutture dei partiti politici e delle strutture sindacali, un fenomeno purtroppo sottovalutato.

La banda criminale è formata da diversi “settori” che così si possono schematizzare:
1) Settore delle strutture organizzative
2) Settore delle attività criminali e delle modalità d’azione
3) Settore del sostegno e della banda criminale


Il settore delle strutture organizzative comprende il tipo di struttura che la banda criminale crea, le funzioni o i compiti che vengono affidati ai vari elementi che compongono la struttura medesima
Si deve poi affrontare quanto afferisce i comparti e le finalità della banda criminale e precisamente:
a) L’attività criminosa esercitata, considerando se essa tratta una sola o pi ù ;
b) La forma di direzione: con un solo capo o  un di capi di bande criminali;
c) l’entità del capitale disponibile, sia per il mantenimento del personale e delle strutture, sia per la gestione del oggetto dell’attività criminosa (droga, armi, racket, etc.)
Ne consegue che il è costituito secondo un che si può definire , poiché tale è l’ordine criminale : per zona limitata, per area regionale, per area nazionale, per aree sovranazionali.
Inoltre, a seconda del livello gerarchico-territoriale, le strutture risultano essere conseguentemente:
a) semplici, per zone limitate;
b) a media struttura, per aree regionali;
c) a grande struttura, per aree nazionali e sovranazionali .

Anche la direzione della banca è in funzione dell’are territoriale di competenza. In ragione di ciò si hanno uno o più . Poi si sale nella gerarchia della struttura e più la forma direzionale ha carattere e gli elementi in cui si articola  l’organizzazione tendono sempre più a conseguire livelli elevati di specializzazione. Parlare di multinazionali è riduttivo. Non è azzardato affermare che le organizzazioni criminali hanno preceduto, e di molto, il cosiddetto fenomeno della globalizzazione.
A conferma di quanto si  qui evidenziato, risulta di estrema importanza quanto rilevato dall’inchiesta in esame:
“L’ampliamento delle bande criminali comporta, come ha comportato, l’utilizzo di strutture della società civile, tra le quali: istituti di credito, società finanziarie, imprese economico-industriali attive in comparti leciti, sistemi di trasporto, istituti per consulenze legali e commerciali, etc.”


IL processo così delineato cosa ha comportato?
Tale processo incrementa ( e in passato ha naturalmente comportato) l’assorbimento e l’eliminazione delle piccole formazioni criminose che con la loro tendenza ad aumentare il proprio o disturbavano e disturbano l’espansone dell’organizzazione principale. Ne è seguita una forte crescita delle cosiddette , sul principio dell’ e della   a seconda del peso specifico della piccola o media struttura criminosa
Nello specifico si ebbero:
alleanze di holding, con bande criminali di pari potenza ai vari livelli, locali e/o internazionali, in un intreccio sempre più sofisticato di difficilissima interpretazione e di complicata vivisezione da parte di analisti e degli investigatori, delle Forze di Polizia,  dell’Interpol e dell’Europol.
I progressi nel campo della modernizzazione e dei sistemi organizzativi si fanno sempre più sofisticati in forza delle tecnologie, mutuando procedure e criteri attuativi dai sistemi più avanzati delle società civili. Si assiste anche al grande sviluppo della preparazione e selezione del personale,sempre più preparato culturalmente e professionalmente, con la conoscenza di più lingue e con formazione di base di elevato livello.
Il fenomeno testé delineato investe anche la capacità di adeguare la struttura al mutamento, all’evoluzione dell’attività criminale: ad esempio il passaggio dal contrabbando  di tabacchi  lavorati esteri e liquori, al traffico internazionale di droga . Anche la capacità di mimetizzare le strutture si fa sempre più raffinata nel tessuto economico-sociale-amministrativo della società legale.

Particolare attenzione e cura le bande criminali dedicano alla sicurezza e alla protezione.
Per fronteggiare l’azione delle Forze di Polizia le strutture sono decisamente . Esse sono articolate al fine di garantire il massimo dell’impermeabilità allo scopo di evitare infiltrazioni. A tale fine sono privilegiate le , sia direzionali, sia operative e all’interno delle stesse è applicato il criterio della “parcellizzazione” dei compiti e delle informazioni, così che a seguito di arresti eventuali,l’organizzazione sia da eventuali defezioni (collaboratori di giustizia o pentiti).
Sempre con riferimento al settore organizzativo, vanno  considerati alcuni caratteri relativi alle funzioni attribuite agli appartenenti alla banda, come quelle- ad esempio- a carattere manageriale.
Tali funzioni sono attribuite per merito e capacità tecnica e non per via o di appartenenza a determinati nuclei familiari.
Aumenta, nel contempo, il ricorso alle per conseguire infiltrazioni in settori della pubblica amministrazione e questo per ridurre sensibilmente, se non per evitare definitivamente, l’uso della corruzione. , quindi, sono esercitate direttamente all’interno della società civile, sotto una solida copertura. Criterio mutuato dallo spionaggio. Funzionari dell’amministrazione pubblica doppiogiochisti.
Particolarmente pericolosa risulta essere l’infiltrazione nelle strutture dei partiti politici e delle strutture sindacali. Un fenomeno, purtroppo, sottovalutato, le cui caratteristiche insidiose configurano qualcosa più di una ipotesi di eversione degli istituti democratici. Secondo gli specialisti cui si devono le informazioni qui trattate, n on sarebbero esenti dal pericolo sopra menzionato, neppure gli organi di Polizia e quelli della Magistratura.
L'occultismo, non quello esoterico, è carattere fondamentale delle organizzazioni criminali e della loro attività decisionale, come pure dell’acquisizione di informazioni e di diretti e indiretti. I capi sono avvolti da cortine di nebulosità e di impenetrabilità. Egualmente le ricchezze non sono ostentate, ma secretate all’estero e, in genere, gestite da strutture fiduciarie rigorosamente legali .
L’inchiesta dopo questa ampia analisi, che induce ad una riflessione non convenzionale, passa ad esaminare quelle che definisce “le tre fasi del crimine”.
Il personale inquadrato nella banda si articola su tre livelli interdipendenti, ma separati, nel rispetto della tecnica dei compartimenti stagni:
-fase di rastrellamento dei capitali,: spaccio di stupefacenti, racket, gioco d’azzardo, contrabbando,sfruttamento della prostituzione, usura, etc.
-fase dell’immissione dei capitali sporchi nei circuiti della finanza, a sua volta più o meno consapevole di questa attività: . Da questi canali, mediante una complicata serie di transazioni finanziarie a livello internazionale, sono prelevati anche i fondi per la gestione del personale e delle strutture, nonché quelli per il finanziamento delle attività illecite (acquisto di droga, di armi, etc.)
-fase della immissione dei capitali sporchi dai circuiti finanziari al settore dell’economia:crimini del terzo livello>. Qualora si consideri il fatto che le organizzazioni criminali ricavano a livello mondiale tra i 700 e i 900 miliardi di dollari annui dal solo mercato degli stupefacenti, è possibile valutare quale effetto destabilizzante per l’economia produca la manovra di tali capitali.

Poiché non è prevedibile in tempi relativamente brevi la diminuzione della domanda e del consumo degli stupefacenti, è ipotizzabile  una sempre maggiore incidenza nei settori economici dei capitali così riciclati. In tale ottica si accentueranno le disponibilità di capitali sporchi rispetto a quelli puliti.
Da qui  l’ipotesi e anche qualcosa di più, di una sempre maggiore accentuazione di compromissione o connessione tra finanze ed economia  pulita con quella sporca. Compromissioni e connessioni, dovute sia alla necessità di denaro da parte degli operatori onesti, sia a seguito di pressioni di tipo terroristico, posta in atto dalle organizzazioni criminali, prima fra tutte l’assassinio di quanti si rifiutano di collaborare>; obiettivi anche di altre azioni di natura analoga, quali danneggiamenti, sequestri di familiari, ricatti.

18 Aprile 2012, ore 06.58

Televideo: Roma - Carabinieri del Comando provinciale di Roma stanno effettuando 32 arresti, con l’imputazione di traffico di stupefacenti, armi e munizioni. Smantellata un’organizzazione criminale operante nel Lazio, nelle Marche, in Toscana e in, Emilia.
I criminali erano specializzati anche nella commercializzazione di armi da fuoco, munizioni ; importavano gli stupefacenti, preferibilmente cocaina, da Spagna e Albania. I militari hanno sequestrato più di 50 chilogrammi di stupefacenti, armi, munizioni e valuta in contanti.
Una notizia che rientra nel panorama ordinario di una società fortemente compromessa nella sua dignità e nella sua ormai dimenticata onestà morale, etica e intellettuale, con ciò sminuendo l’opera di quanti, Forze dell’Ordine e Investigatori, compiono nel tentativo di arginare la lurida marea  che investe con violenza e continuità i resti di una organizzazione sociale , allo sbando,che qualcuno ardisce, ancora, a definire Nazione.
Un notizia che ha fatto sorridere con amarezza alcuni ex:  precisamente ex  che investigatori non erano nell’accezione ortodossa del termine, ma che investigatori lo sono stati per lunghi anni anche a fianco di uomini delle Forze dell’Ordine, in quanto autorizzati a bordo di mezzi navali e terrestri di Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza e Capitanerie ei Porto, nelle operazioni di pattugliamento e contrasto all’immigrazione clandestina, nelle acque del Canale di Otranto, al largo delle coste albanesi, nel Salento, in Turchia, nello Jonio e per estensione, in numerosi paesi europei: Francia settentrionale, Belgio, Olanda, come pure nella Venezia Giulia, in Austria e persino in Lussemburgo e Germania.
Amarezza perché la notizia ricalca quanto a suo tempo è stato oggetto di ricerche, analisi, temi di servizi giornalistici specifici di varia ampiezza e profondità, e di inchieste corroborate e documentate dalla presenza negli avvenimenti.
Amarezza perché gli esiti di quelle inchieste non ebbero l’eco auspicato, non sensibilizzarono alcuno, se non qualche ascoltatore o lettore , isolato.
A tanti anni di distanza la criminale, come conferma la notizia riportata, non ha perduto alcunché della sua  velenosa presenza, e della sua pericolosità.
Eppure nell’ormai lontano e dimenticato anno domini 2002, il mensile “Solidarietà di Polizia”, organo ufficiale del sindacato So.di.Po. pubblicava (numero 8 – novembre 2002, pagina 14, 1^col), nell’ambito di una inchiesta dal titolo “La galassia criminale”, realizzata da Fanny Bufalini:
“Con gli albanesi si passa alle informazioni acquisite dall’intelligence nel campo della criminalità organizzata straniera. Oltre quanto sopra indicato, e senza trascurare il peso specifico delle disponibilità di valuta riciclata in gran parte accumulata in depositi cifrati in istituti di credito europei notoriamente discreti quanto a copertura degli interessi della clientela, la criminalità albanese, uscita ormai “dall’adolescenza”, controlla la maggior parte dei traffici tra le due sponde dell’Adriatico, tratta alla pari se non addirittura in posizione di forza con le mafie , ha estero a macchia d’olio la sua presenza nel territorio nazionale e in  vari paesi dell’Unione Europea. Scendendo al dettaglio delle informazioni acquisite ( e si tratta di un lavoro paziente,difficile, pericoloso, è bene precisarlo) trasporti di droga occultati in camion imbarcati su motonavi  provenienti da Durazzo e dirette in genere a Trieste; l’opzione degli sbarchi, nel nord della Puglia, di  carichi di armi e di droga trasferiti in seguito nella provincia di Pescara e poi smistati in varie zone del Settentrione, operazioni, queste ultime,attuate da albanesi residenti in zona:  intese stabilite tra gruppi criminali albanesi e un’organizzazione malavitosa brindisina che dispone di appoggi, compiacenze e basi in Montenegro, nella gestione del traffico di clandestini. Fonti estere rivelano che la mafia albanese non ha escluso l’ipotesi di armare i propri motoscafi d’altura per traffici illeciti. Questo a seguito di un conflitto a fuoco con la polizia portuale greca.
“Lo scenario informativo – si legge ancora nel testo indicato e qui in parte ripreso- comprende anche quanto segue:
-attività economiche- c commerciali  avviate a suo tempo da alcuni pregiudicati italiani in Albania attraverso le quali potrebbero svolgersi traffici illeciti, in particolare nel settore degli stupefacenti;
-rapporto fiduciario instaurato con gruppi camorristici della provincia di Caserta, da un albanese che costituisce il punto di riferimento per i connazionali clandestini presenti in zona e dediti allo sfruttamento della prostituzione e ai furti;
-La presenza a Torino di un sodalizio criminale composto da albanesi e italiani, interessati alla perpetrazione di truffe nel settore finanziario;
-L’attività di in cittadino albanese, residente a Milano, che farebbe parte di una organizzazione dedita al traffico di stupefacenti e di materiale radioattivo proveniente dall’Est europeo;
- Contatti di un pregiudicato sospettato di collegamenti con la criminalità  organizzata  siciliana, con ambienti della ex Jugoslavia, contatti che potrebbero celare interessi legati ad attività di riciclaggio, traffico di stupefacenti e altro.
Un aspetto particolarmente interessante dell’inchiesta condotta e, qui, documentata, per quanto è stato consentito, relativamente al albanese; si riferisce “ ai contatti con vari ambienti dei Balcani:
“Le informazioni acquisite, aggiungono le fonti,riguardano settori della Sacra Corona Unita, dediti al contrabbando dal Montenegro, che sarebbero in grado di favorire la latitanza in quel paese e in altri dell’est europeo, principalmente in Polonia e Romania, dove il gruppo avrebbe stretto rapporti con i locali sodalizi criminali. Inoltre una delle rotte dei traffici illeciti tra Albania e Italia, si sviluppa da Scutari, attraversa il confine con il Montenegro e giunge al porto di Bar e da qui la costa pugliese a  sud di Bari, con velocissimi motoscafi di produzione italiana( la ditta  pare abbia da tempo trasferito nell’area portuale di Bar una sezione di manutenzione tecnico-logistica dotata di adeguate scorte di pezzi di rispetto). La rotta sopra indicata sarebbe stata escogitata, dopo adeguati contatti e intese con i controllori del percorso, sulla base delle esigenze dettate da quanto verificatosi in Kosovo). Ora è tornata di attualità, ma se ne parla poco. La questione del dal Mar nero (un porto bulgaro?) a Durazzo o a Valona, lungo  cui far pervenire in Adriatico il petrolio del Mar Caspio. Salvo che non prevalga la turca.
Un altro aspetto non adeguatamente considerato concerne l’estensione della  criminalità albanese nel territorio nazionale. Oltre quanto sin qui indicato, si deve considerare una serie di attività illecite – furti rapine, traffico e spaccio di stupefacenti, sfruttamento della prostituzione, traffico di bambini, traffico do organi – cui sono dediti gruppi albanesi.
Questi nuclei, osservano le fonti, dimostrano un elevato livello di aggressività, possono contare su una forte coesione e mutua assistenza che prelude alla costituzione di veri e propri sodalizi sempre più organizzati, idonei ad occupare posti di rilievo crescente nel panorama criminale del nostro paese, con  riflessi non marginali in Europa.

Nota della Redazione

Vi è da chiedersi quali siano stati i motivi che si opposero ad una più meditata riflessione delle informazioni sopra sinteticamente riportate, da parte degli organi competenti, segnatamente quelli che costituiscono l’asse portante della sicurezza interna: analoga considerazione merita l’orientamento della casa editrice. Infatti, le informazioni sopra indicate erano frutto di indagini durate alcune settimane e, in alcuni casi, di cui si dirà in seguito, anche svariati mesi,richiedendo riscontri e verifiche, mediante contatti con fonti, comprensibilmente diffidenti, difficilmente individuabili e penetrabili, quando non addirittura ostili e impermeabili, nel senso più pieno dell’espressione.
Una cosa è certa: mai vi sono state smentite dirette e/o indirette e neppure consigli, suggerimenti, o altro del genere.
Quanto precede è una parte, minima, di un lavoro investigativo/giornalistico svolto più di dieci anni fa.
Tenuto conto di quale sia la situazione oggettiva attuale, vi sono pochi dubbi  sul fatto che quanto rivelato dieci anni fa non abbia avuto l’opportuno contrasto. Neppure sotto l’ottica psicologica. Acquisisce maggior rilievo la conclusione alla quale giunse l’autrice dell’inchiesta: Quanto evidenziato nei paragrafi riportati, “contribuisce ad aumentare il già sensibile degrado ambientale e ad alimentare il rischio dell’insorgere di conflitti con gruppi criminali locali, di altre nazionalità (specie albanesi), sia per il controllo del territorio, sia per le posizioni di preminenza nei rapporti con organizzazioni criminali internazionali dominanti i mercati di incetta e quindi non scalzabili dalla loro posizione di effettivo monopolio nell’offerta. Infine, quanto precede sia a livello interno, sia a quello europeo, equivale a una sfida nei confronti delle forze dell’ordine e una minaccia non sottovalutabile sui livelli di sicurezza e di regolarità del vivere sociale ed economico”.

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